martedì 23 agosto 2022

Arrivederci dalla Comunità nascente di Torino

Carissime e carissimi,

con dispiacere è giunto il momento di comunicarvi che gli incontri e il blog della Comunità nascente di Torino verranno sospesi in quanto non si riesce a fare tutto. 

Nei prossimi mesi inizieranno gli incontri in presenza del nuovo Gruppo biblico di Torino.

Così pure a Torino il 23 settembre riprenderanno gli incontri del “Corso biblico”.

Come negli ultimi due anni ci si continuerà a vedere durante le eucarestie e gli incontri biblici online della Comunità via Città di Gap 13 di Pinerolo.

È un arrivederci al momento in cui si avranno le forze per svolgere maggiori attività.

Un abbraccio

Comunità nascente di Torino

Video Salmo 15

Salmo 15 (14) CHI POTRÀ VARCARE LA TUA SOGLIA 

Turoldo D.M.-Ravasi G., Lungo i fiumi... I Salmi. Traduzione poetica e commento, San Paolo, Cinisello Balsamo MI 1987, p. 50 


 

sabato 16 luglio 2022

Salmo 15

Salmo 15 (14) CHI POTRÀ VARCARE LA TUA SOGLIA 

Turoldo D.M.-Ravasi G., Lungo i fiumi... I Salmi. Traduzione poetica e commento, San Paolo, Cinisello Balsamo MI 1987, p. 50 

1 Chi potrà varcare, Signore, la tua soglia, chi fermare il piede sul tuo monte santo? 

2 Uno che per vie diritte cammini uno che in opere giuste s' adopri

3 uno che conservi un cuore sincero
uno che abbia monde le labbra da inganni 

uno che al prossimo male non faccia uno che al fratello non rechi offesa 

4 uno che all'infame la stima rifiuti uno che onori gli amici di Dio 

uno che mantenga le sue promesse

5 uno che non presti denaro ad usura 

uno che non venda per lucro il giusto: 

costui mai nulla avrà da temere. 

 

Ho scelto la versione cantata di questo salmo perché è stata musicata da padre Turoldo e la prima volta che l’ho sentita è stato a Schio in Veneto ad un campo di specializzazione condotto da Neno (abbreviazione di Nazzareno) un uomo favoloso che mi è rimasto nel cuore da sempre e fa parte delle centinaia di persone che mi hanno fornito un mattoncino per la costruzione dell’odierno me stesso.

Nel testo della mia Bibbia questo piccolo salmo viene definito: “il decalogo della divina ospitalità e in molti momenti mi è di grande conforto. 

Spesso sono preso da “scoraggiamenti” vari, spesso mi sento inadeguato nei miei comportamenti, spesso sono in difficoltà a relazionarmi con la Madre/Padre in cui credo fermamente, tendo quasi sempre a guardarmi nell’intimo i particolari, le zone più controverse e discutibili e mi sembra di essere inadeguato con quello che professo e dico.

La lettura di questo salmo mi porta sempre pace e serenità perché mi fa ritrovare comportamenti a me consoni che metto in pratica, sentieri che normalmente percorro, atteggiamenti usuali e mi riporta tranquillità.

Si, va bene, magari non tutti questi atteggiamenti li applico contemporaneamente, magari su qualcuno sono scivolato nella mia vita ma poi mi sono rialzato.

Oggi a riguardare il tragitto percorso mi sembra che la barra della mia scialuppa sia sempre stata orientata nella direzione indicatami dal salmo 15 e quindi ho la netta sicurezza che il piede lo potrò posare sulla cima del monte alla fine del percorso di vita.

Si certo sono tranquillo anche se mi affido all’amore incommensurabile di Dio e so, come mi ha sempre detto Franco fino allo sfinimento, che alla fine della mia vita terrena vivrò ancora e per sempre nel Suo amore; ma questo piccolo salmo è un condensato di comportamenti virtuosi che mi illuminano il cammino e mi danno immediatamente il termine di paragone su cui confrontarmi.

Insomma sono spinto a non guardarmi sempre nell’errore, nello sbaglio o peggio nel peccato ma leggermi come individuo che ce la sta facendo, che non tutto è non fattibile, ma ci sono piccole scintille di opportunità benefiche sparse sul mio cammino. 

Sergio Serafini

domenica 3 luglio 2022

L'insuccesso

Ero prete da meno di un anno. Ricordo che, compiute alcune scelte nette, alcuni amici mi dissero: "Su questa strada non avrai mai successo e non farai carriera, devi cambiare il passo..."

Credo che fossero assai lungimiranti. Mi è proprio capitato così.

Ma non aver successo, non fare carriera sono due tratti della mia vita che hanno segnato le mie scelte e le mie esperienze. Forse questo "insuccesso" è stata per me una grande benedizione e spero di mantenermi nel più totale insuccesso fino all'ultimo dei miei giorni.

Sono debole: ho avuto nella mia lunga vita tante volte bisogno del "vento di Dio" per restare su questo sentiero dell'insuccesso.

Franco Barbero

martedì 28 giugno 2022

Luigi Maria Epicoco, La scelta di Enea

Un libro che si legge sulla scia degli ultimi scritti di Massimo Recalcati. I grandi miti del passato rivivono e nel tempo della stanchezza e delle passioni tristi, offrono un invito a guardare avanti con coraggio e fiducia. C'è un salutare la "casa" del nostro passato per vedere nascere altre "terre" altri "mondi". Queste pagine contengono riflessioni e osservazioni affascinanti, per quanto un po' ripetute a iosa, tanto da diventare luoghi comuni.

Qua le là trovi perle di saggezza, come quando parla della vecchiaia, del sapersi mettere in disparte per lasciare spazio ad altre persone e a diverse esperienze, come saper accogliere e far tesoro di una testimonianza senza vincolarsi alla ripetizione della medesima esperienza.

Ma, quando si sfiora la possibilità di inoltrarsi in un terreno che tocchi qualche punto dogmatico, il nostro Autore sembra scostarsi dalla coraggiosa scelta di Enea e non si inoltra mai in mare aperto, nei terreni scottanti della ricerca esegetica, dogmatica, storica. Qua e là affiora una prudenza che non inquieta nessuno e Interpella le persone senza mai toccare le "strutture" del pensiero dogmatico, cristologico, mariologico.

 Mi aspettavo che "la scelta di Enea" suscitasse anche, in un teologo, l'inoltro coraggioso su mari e terreni inediti.

Ma... oggi molti teologi scrivono bene di Wojtyla, di Ratzinger, e di Francesco e sanno che così trovano buona accoglienza in questa chiesa. Basta conoscere bene i punti da non toccare e poi si possono fare discorsi e chiacchiere su tutti gli argomenti possibili e immaginabili.

(in libreria per Rizzoli-Mondadori edizioni, Milano 2022, pp.190, €16)

sabato 18 giugno 2022

Commento vangelo domenica 19 giugno

Luca 9, 11-17

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

 

Può essere interessante, non privo di significati ulteriori cercare un commento e una riflessione a partire dalla lettura di questo brano, tenendo conto che potrà costituire

L’ultimo intervento di questo tipo, a meno di esplicite dichiarazioni di interesse, provando a valutare quest’argomento.

Gli stimoli offerti da una lettura condivisa dei testi evangelici possono essere assimilati alle molte narrazioni della tradizione ebraica che conducono a pensare a una sorta di aumento di rigenerazione, di moltiplicazione.

Ciò che segue all’incontro con la ”Parola” è sicuramente molteplice, addirittura articolato in momenti diversi.

A seconda della disponibilità e interesse col quale ognuno vi si avvicini.

Nel momento in cui le risorse vengano condivise, si scoprirà che queste aumentano, non fosse altro perché un orizzonte di condivisione spinge ognuno a condividere.

Il miracolo consiste nel far scoprire che è bello e utile condividere, però non è un dato immediatamente disponibile, occorre una pedagogia, un istruzione in questo senso, il che diventa maggiormente raggiungibile in un orizzonte comunitario.

Questo potrebbe essere costituito anche dai nostri contesti di radicamento: casa, ambiente di lavoro o gruppo di fede.

Ciò per attualizzare l’ambientazione di questo racconto evangelico, altrimenti restiamo legati al pensiero che i vangeli raccontino storie trascorse irrimediabilmente, da osservare o rimpiangere.

Invece devono diventare esempi di situazioni concrete che hanno avuto uno svolgimento imprevisto.

Miracoloso è quell’intervento che fa passare ognuno dalla necessità del possesso personale a quella della condivisione.

Inoltre, non è certo senza senso il fatto che la moltiplicazione dà luogo a una condivisione anziché a un accumulo, una scorta, il che rappresenta un dato aggiuntivo da ricordare.

Valter Primo

giovedì 16 giugno 2022

Cosa significa preghiera?

Cosa significa preghiera? La preghiera è l'esperienza di un incontro più o meno cosciente con il Tu divino. Quali parole riempiano questo incontro e quali immagini aiutino ad esprimerlo è secondario.

Può essere espresso in termini più eteronomi o più teonomi. Nella preghiera, l'opposizione tra eteronomia e teonomia non è più significativa. Poiché le immagini non sono al centro della questione: sono solo stampelle.

Il centro della questione è l'incontro che abbiamo previsto. Abbiamo bisogno di stampelle per giungere là dove vogliamo arrivare, ma non appena siamo arrivati possiamo buttarle via. La preghiera non comporta il pericolo, così intrinseco alla speculazione teologica, di tentare di afferrare Dio. Chi prega non vuole capire Dio, vuole incontrarlo. In certo senso è simile al linguaggio degli innamorati, perché è anche un metalinguaggio, un linguaggio in cui le parole sono semplicemente la personificazione di rapporti e sentimenti e non hanno lo stesso ruolo che hanno nel linguaggio quotidiano. Sono la busta, non la lettera che è in essa.

Roger Leanaers, "Il sogno di Nabucodonosor", ed. Massari, p.254